mercoledì 23 ottobre 2013

Storia dell'arte a scuola. Di cosa parliamo?

Tra le varie articolazioni della disciplina storica, qual è oggi il campo della storia dell'arte? E quello della cultura storica in generale?
E, più interessante: che ruolo essa ricopre dentro il nostro sistema educativo (sia scolastico che accademico)? Su quale impianto teorico è deciso lo spazio che essa occupa? Con quali obiettivi?
Gira da qualche tempo il testo di una petizione contro il ridimensionamento dell'insegnamento della storia dell'arte conseguente al famigerato riordino dei cicli di istruzione secondaria del 2010 (riforma Gelmini). La petizione, rilanciata qua e là non senza approssimazioni e inesattezze (qualcuno pare convinto che la storia dell'arte sia ormai scomparsa dalla scuola italiana) raccoglie adesioni e chiaramente suscita la scontata ondata di indignazione contro la barbarie dei governanti e il declino del paese. Essa mirerebbe a un incremento delle ore di storia dell'arte, se non altro, nella forma almeno di un ripristino della situazione ante quem. Se se ne fa dipendere il destino del patrimonio culturale della nazione (ne esiste davvero uno?) e del paese in generale, come non essere d'accordo?
Per me, posta in questi termini, la faccenda puzza solo di retorica superficiale. Se non di vero e proprio inganno, si tratta quantomeno di una svista ideologicamente pregiudiziale. Francamente mi interessa altro, se possibile.


La mia esperienza di insegnante mi ha troppo raramente offerto momenti di riflessione condivisa attorno a alcune emergenze che, ne sono onestamente convinto, dovrebbero nella congiuntura politica attuale precedere qualsiasi protesta, per legittima che questa sia. Non si producono cambiamenti senza valutazioni pre-programmatiche. A limite si producono restaurazioni, e a quelle non sono interessato.
Nello specifico:
  • Cos'è, e cos'è stato, l'insegnamento della storia dell'arte nella scuola italiana? Che tipo di conoscenza storica esso produce e ha prodotto? Attraverso quali metodologie? Necessita forse di qualche ripensamento? Cosa dobbiamo difendere? La storia dell'arte italiana, quella europea, quella precolombiana? O una disciplina più generale dei beni e dell'eredità culturali? E attorno a cosa strutturarne i percorsi formativi? Vanno ancora e sempre bene quelli del passato? Chi si interessa di fare diventare conoscenza trasmissibile le nuove concettualizzazioni che la crisi delle humanities impone alla nostra disciplina di storici dell'arte (se ancora ci teniamo a definirci tali)?
  • E poi, chi la deve insegnare questa materia? Ha ancora senso la divisione nelle tre classi di insegnamento A025, A028, A061?
  • Si può dire che una materia come la nostra, se non ripensa continuamente se stessa, ancora più radicalmente delle altre, finisce per ripiombare nella marginalità, quella stessa dei beni culturali listati e recintati sui nostri territori? Si può provare dinanzi a ciò una paura non esclusivamente improduttiva e tentare, attraverso un percorso anche di autocritica, di evitare che, nel sistema scolastico e non solo, la storia dell'arte (o comunque vogliamo chiamarla) si riduca al dato effimero, estetistico, edonistico dentro un modello educativo e sociale sempre più imbonitorio, paternalistico, strutturalmente anti-emancipatorio?


2 commenti:

  1. Ciao Roberto... sono la sorella di Gianluca. Bello il tuo blog... mi leggerò questo tuo post con calma... anche se già dalle prime battute lo trovo molto concorde alle mie idee..un abbraccio Anna

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  2. Ciao! Che cara che sei. Come dice sempre tuo fratello siamo "liberal". Ma tu il tuo blog non lo aggiorni da un po' (diciamo...). A presto, e un bacio a bimbi!

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